Crisi da Sovraindebitamento L.n.3/2012

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Nella crisi c'è chi sorride: mutui a sconto. Fissi ai minimi ma variabili ancora più economici

Borse in picchiata. Scossoni nella Banca centrale europea (si è dimesso a sorpresa il capo economista Jurgens Stark). Spread BTp-Bund su livelli record (nonostante lo scudo protettivo della Bce che interviene da un mese a questa parte sul mercato secondario per sostenerne la domanda). Mentre si agita nelle stanze finanziarie lo spettro di un default della Grecia (al riscadenziamento del debito avrebbe aderito meno del 90% degli investitori privati a cui Atene puntava). E in questo elenco di note dolenti che tengono risparmiatori e investitori di ogni latitudine con il fiato sospeso, potremmo aggiungere altri punti (nuovi tagli in vista dei rating di alcuni Paesi della Ue, Stati Uniti imballati su un tasso di disoccupazione al 9,1% nonostante due imponenti manovre di quantitative easing operate dalla Federal Reserve).

Ma fermiamoci qui. Perché in questa pazza estate finanziaria non c'è solo da fasciarsi la testa. Almeno sul fronte mutui dove le attuali condizioni di mercato stanno aprendo uno scenario pressoché irripetibile per chi è orientato a stipulare un prestito ipotecario. Vediamo perché.

Mutui a tasso fisso verso i minimi storici

 
La fuga degli investitori verso il Bund tedesco (con conseguente crollo del rendimento) sta facendo sprofondare gil Eurirs - gli indici con cui si bloccano in partenza e per tutta la durata le rate dei mutui a tasso fisso - vicino ai minimi di sempre toccati la scorsa estate con l'Irs a 20 anni al 2,7%. Ebbene, questo indice è stato fissato venerdì 9 settembre al 3%, non distante appunto dal punto più basso . Ed è in decisa picchiata se si considera che ad aprile viaggiava al 4,17% e che a fine agosto, avendo già scontato le intemperie dei mercati di agosto, si attestava ancora su un "solido" 3,5%. Inoltre, venerdì 9 settembre è scivolato addirittura sotto il 3% (esattamente al 2,97%) l'Irs a 25 anni, utilizzato appunto per stoppare le rate dei mutui con durata di 25 anni, i più gettonati al momento.

Ne consegue che il momento attuale, al pari di agosto 2010, è certamente finanziariamente favorevole per la stipula di un mutuo a tasso fisso. Sul mercato ci sono istituti (quelli che non hanno operato un innalzamento degli spread come invece molte banche hanno fatto a partire da settembre portando in media lo spread all'1,5% sul fisso e all'1,4% sulle offerte a tasso variabile) che offrono mutui a un Taeg (Tasso annuo effettivo globale) fisso del 4,3%.

Chi è orientato a sfruttare questo momento di crisi finanziaria (e di maggiore convenienza lato mutui) per ottenere un prestito ipotecario a tasso fisso non può, però, ignorare altri due aspetti: i tempi tecnici che passano fino alla stipula (che possono erodere la convenienza) e l'ancora più spiccata convenienza del variabile con tassi, peraltro, visti adesso in discesa nei prossimi mesi e non più in risalita come indicavano le previsioni in questa primavera.

Occhio ai tempi tecnici


Partiamo dai tempi tecnici. Le rate dei mutui a tasso fisso si calcolano sommando allo spread applicato della banca l'indice Eurirs della scadenza pari alla durata del mutuo. Come visto, in questo momento gli Eurirs viaggiano molto bassi  e questo rende più conveniente i mutui a tasso fisso rispetto ad altri momenti. Va però precisato che l'Eurirs su cui verrà determinata la rata finale del mutuo - per chi è orientato oggi a chiedere un mutuo - non è quello relativo al giorno in cui si ottiene il preventivo ma quello del giorno della stipula effettiva del contratto dinanzi al notaio e al procuratore della banca. Considerando che, nella migliore delle ipotesi tra la richiesta del mutuo e l'effettiva stipula passa un mese (nel frattempo devono andare a buon fine istruttoria e perizia) e che in media passano circa tre mesi, non è pertanto detto che il giorno della stipula gli indici Eurirs saranno ancora così bassi. Certo, se le tensioni finanziarie rimarranno sugli attuali livelli, è addirittura immaginabile un'ulteriore discesa ma se, come ci si augura, dovessero emergere degli spiragli di uscita dalla crisi o quantomeno di raffreddamento delle tensioni, questi indici (e con essi le rate dei mutui fissi) potrebbero risalire.

Variabile in picchiata

Allo stesso tempo chi è tentato dal fisso non può ignorare il costo di un corrispettivo tasso variabile (Taeg 2,7% nelle migliori offerte, quindi 160 punti base in meno del miglior fisso) e le previsioni. I future sull'Euribor - l'indice utilizzato per calcolare in partenza le rate dei mutui a tasso variabile - indicano chiaramente che il tasso attuale di riferimento fissato a luglio dalla Banca centrale europea (1,5%) è "fuori mercato". Perché i tassi interbancari dovrebbero scendere sotto l'1% entro la prossima primavera (almeno è quanto ipotizzano in questo momento i contratti future scambiati sul mercato Liffe di Londra). Tanto che in molti si aspettano un passo indietro della Bce nei prossimi consigli direttivi e un nuovo taglio dei tassi, invertendo la politica monetaria tracciata in primavera. Quindi anche sul fronte del variabile lo scenario attuale è estremamente favorevole. I numeri ci dicono addirittura più favorevole di un mutuo fisso intorno ai minimi storici.

Insomma, da questa crisi gli unici, al momento, che possono sorridere sono coloro che stanno pensando di stipulare un mutuo. Se non cadono nell'errore di firmare un contratto con uno spread alto (e da questo punto di vista devono fare molta attenzione considerata la recente tendenza delle banche ad aumentarli) hanno, nell'amletico dubbio tra fisso e variabile, davvero un irripetibile bell'imbarazzo nella scelta.

 

 

Dall'entrata nell'euro al suo salvataggio: per la Germania dieci anni in crisi d'identità

A prima vista non vi sono concetti più dissimili, più incompatibili. Com'è possibile associare la ricca e potente Germania al sentimento, talvolta vigliacco, della paura? Eppure, mentre mi accingo a lasciare questo Paese dopo dieci anni di corrispondenza e tento di trovare un filo logico agli avvenimenti dell'ultimo decennio proprio la paura per un futuro ignoto e incerto potrebbe essere la chiave di lettura più seducente per capire la vera natura dei tedeschi. È il destino di un popolo che più di altri in Europa affronta l'esistenza interrogandosi perennemente sulle conseguenze delle proprie azioni, come il Faust di Goethe deve difendersi dalle tentazioni di Mefistofele.

«L'impero dei mari è agli inglesi, quello della terra ai francesi, quello dell'aria ai tedeschi», diceva Johann Paul Friedrich Richter. Aria, in questo caso, è sinonimo di pensiero e di dialettica. In quanti altri popoli è così diffusa la capacità di vivisezionare i problemi più ardui, di analizzare astrattamente i pro e i contro di una qualsiasi decisione? In quanti altri Paesi, il dibattito pubblico è così approfondito, così poco fazioso, così lungimirante? È l'immaginazione più che lo spirito che caratterizza l'anima tedesca. E quando all'immaginazione viene lasciato libero corso l'emotività prende il sopravvento, incubi e angosce diventano il naturale corollario.

In dieci anni la Germania ha compiuto una transizione epocale dalla grande stagnazione alla grande ripresa, superando di slancio anche la grande recessione. Entrato nell'euro con un marco sopravvalutato e oberato dai costi dell'unificazione, il Paese si è imposto una straordinaria cura dimagrante. Le liberalizzazioni volute dal cancelliere Gerhard Schröder sono le conseguenze di una Germania orgogliosa e intelligente, ma anche angosciata da un avvenire che nei primi anni del decennio scorso appariva drammaticamente in forse.

Oggi il Paese è tornato competitivo; ma la domanda interna sembra quasi congelata, il riflesso di una società troppo preoccupata per consumare. Molte, forse tutte le scelte tedesche, piccole e grandi, sono radicate nel desiderio innato di evitare imprevisti e di dare certezze al futuro. La stessa grande coalizione che ha guidato il Paese tra il 2005 e il 2009, il secondo esperimento di questo tipo nel secondo dopoguerra, è il risultato tanto di un voto dall'esito inconcludente quanto del desiderio di darsi comunque la certezza di un governo. Lo stesso vale per la guerra in Afghanistan, voluta non solo perché così era stato deciso tra gli alleati occidentali, ma perché a nessuno in Germania era sfuggito che gli attentati del 2001 avevano una pericolosa e imbarazzante radice amburghese, tale da mettere in dubbio la Bürgersicherheit, la sicurezza dei cittadini tedeschi.

 

 

Prepararsi a fare a meno degli acquisti della Bce

«Gli acquisti della Bce non sono scontati», ha avvertito il presidente in pectore della Banca centrale europea Mario Draghi. E il mercato si è convinto che lunedì siano iniziate le prove generali.

Sospendere la morfina acuisce il dolore e lo spread BTp-Bund sulla scadenza decennale è schizzato, con un picco ieri mattina a 379 punti base, ai livelli dove si collocava un mese fa prima che la Bce somministrasse la prima dose. In realtà, gli specialisti del settore, danno per certo che lunedì, come pure ieri, la Bce sia ancora intervenuta sul mercato con acquisti selettivi di titoli del Tesoro. Ma senza esagerare, anche perché  comunque l'effetto comincia ad affievolirsi.

 

Un mese fa il pronto-soccorso dell'istituto di Francoforte aveva fatto il miracolo di abbassare la febbre da 370 a 299 punti, fino al minimo di 269 alla vigilia di Ferragosto. Intervento parallelo a quello sui Bonos spagnoli, con il differenziale di rendimento rispetto ai Bund tedeschi che si ridimensionava da 371 a 289 punti nell'arco di un week-end, sancendo per la prima volta il sorpasso sullo spread italiano. Da allora il confronto testa a testa è stato sfavorevole per i BTp, ancora ieri sotto pressione nonostante il ridimensionamento dello spread fino a 350 punti e la chiusura a 365.

Il punto è che Bce non potrà continuare a intervenire all'infinito. Dalla prima settimana, terminata il 12 agosto, di acquisti netti per 22 miliardi di titoli pubblici italiani, spagnoli, portoghesi, irlandesi e greci, è scesa ai 14,3 della seconda settimana, ai 6,6 della terza, per risalire a 13,3 la settimana scorsa. Nel frattempo lo stock in portafoglio dei titoli interessati è passato dai 96 miliardi del 12 agosto ai 129 di venerdì scorso. Ma per compensare gli acquisti, senza alterare la massa monetaria in circolazione, la Bce è tenuta a incrementare i depositi delle banche presso di sè. Più di tanto non riuscirà a fare. Meglio prepararsi fin d'ora a far meno della morfina.

 

 

La Bei finanzia l’innovazione: bando da 156 mln per le Pmi

 

La Bei finanzia l’innovazione:


bando da 156 mln per le Pmi

set 9th, 2011 Redazione Il Denaro



Boccata d’ossigeno per le micro, piccole e medie imprese della Campania che vogliono investire nell’innovazione tecnologica. Possono beneficiare dei 156 milioni messi nel piatto del programma Jeremie da Bei (Banca europea degli investimenti) e Unicredit le aziende attive in settori innovativi (nuove tecnologie, informatica, biotecnologie, aerospazio, risparmio energetico ed energie rinnovabili) e tradizionali come l’agroalimentare che acquistino nuove apparecchiature, attrezzino laboratori di ricerca e impieghino attrezzature informatiche.


Il programma finanzia più in generale sotto forma di credito agevolato il capitale circolante: il prestito a tasso agevolato (per il 45 per cento della somma a tasso zero e per il 55 a tasso di mercato calmierato) parte da 7 mila euro fino ad un tetto di 500 mila. Otto anni la durata massima per il rimborso delle somme da parte delle
aziende.

IL BANDO


Il bando è aperto e consente l’accesso al credito per tre anni a partire da oggi fino a esaurimento delle risorse. Con i rimborsi dei ratei – a partire dal terzo anno dal lancio – i fondi saranno rimessi nel circuito creditizio senza soluzione di continuità. A garantire la capillarità dell’accesso ci sono gli sportelli bancari di Unicredit.


Coinvolta nell’operazione a pieno titolo la Regione Campania che investe 70 milioni (dei 156 disponibili) del Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale, fondi strutturali europei 2007- 2013 nel fondo europeo per gli investimenti (Fei) che, a propria volta, tramite la Bei, (Banca europea degli investimenti) li utilizza nel bando per l’accesso agevolato al credito delle piccole imprese campane.

Da qui la strada che conduce a Jeremie, acronimo che indica investimento di risorse devolute al credito delle micro, piccole e medie imprese.

 

LE BANCHE


Sarà dunque una joint venture tra UniCredit e Mediocredito centrale (Mcc) a gestire i 156 milioni di euro dedicati alle piccole e medie imprese della Campania stanziati dai fondi strutturali europei e che potranno essere utilizzati grazie allo schema Jeremie (acronimo di Joint european resources for micro to medium enterprises).


L’operazione è stata perfezionata venerdì 9 settembre nella sede della Regione Campania alla presenza del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, il Fei, rappresentato da Dario Scannapieco vicepresidente della Bei e responsabile per le operazioni in Italia, Malta e Balcani occidentali e da AlessandroTappi dirigente Fei,Mediocredito centrale rappresentato dal presidente Massimo Sarmi (numero uno anche di Poste italiane) e da UniCredit dal responsabile Sud Italia Felice Delle Femine.


LA REGIONE


“Jeremie rientra nella strategia di investimento messa in atto dall’amministrazione regionale – dice Caldoro – per sostenere la crescita e la competitività del sistema imprenditoriale campano, che deve tornare ad essere volano di sviluppo per il mezzogiorno. In una situazione economica difficile, individuiamo una risposta utile di accesso al credito che consenta alle Pmi ed alle micro imprese del campo sociale di investire, contando sui fondi strutturali europei stanziati”. “Il gruppo Bei è tradizionalmente vicino all’economia del Sud Italia e della Campania, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese – aggiunge Scannapieco – nel quinquennio 2006-2010 sono state 3.647 le Pmi della regione che hanno beneficiato dei prestiti Bei, per un ammontare complessivo di 384 milioni”. “L’accordo firmato oggi tra il Fei e le due banche italiane - aggiunge il dirigente Fei Alessandro Tappi – permette di mobilitare 70 milioni di fondi strutturali già stanziati dalla Commissione, a cui si aggiungeranno risorse aggiuntive (86 mln) di UniCredit, in modo da offrire alle Pmi locali ulteriori strumenti per affrontare la difficile situazione economica complessiva, con un accesso al credito a condizioni complessive particolarmente favorevoli”.


L’ACCORDO
“L’accordo con il Fei e Unicredit conferma il ruolo di Mediocredito centrale come banca di sviluppo a supporto delle imprese - spiegaMassimo Sarmi – e offre nuove opportunità di crescita e investimento alle Pmi campane, in particolare a quelle operanti in settori ad alto tasso di innovazione, assicurando risorse ai piani di sviluppo. Con questa iniziativa, che allarga lo spazio di accesso al credito per le imprese, Mcc contribuisce al potenziamento dei numerosi poli produttivi di eccellenza attivi nel Mezzogiorno, favorendo inoltre positive ricadute sull’occupazione”. “Abbiamo lavorato intensamente per la realizzazione di questa iniziativa – conclude Felice Delle Femine – perché siamo convinti che, in questa fase, sia fondamentale dare tutto il sostegno possibile alle Pmi.


Nella Regione sosteniamo oltre 50mila imprese con una quota di mercato del 16,50 per cento.

Oggi
più che mai siamo pronti a fare la nostra parte e a credere e investire nelle imprese campane.
Con uno stanziamento di 86 milioni, questa importante misura favorisce investimenti nei settori strategici per la crescita del tessuto produttivo”.


La misura in pillole• Fondi disponibili: 156 milioni di euro, di cui 86 privati (provenienti da Unicredit) e 70 da fondi Ue del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) investiti dalla Regione tramite il Fei (Fondo europeo degli investimenti) e la Bei (Banca europea degli investimenti)


• Lo strumento: accesso al credito a tassi agevolati, il 45 per cento a tasso zero e il 55 per cento a tasso di mercato calmierato agevolato


• Entità del prestito: da 7 mila a 500 mila euro


• Durata del bando: l’unico limite è l’esaurimento delle risorse


• Interventi agevolati e beneficiari dei finanziamenti: Credito agevolato per il finanziamento del capitale circolante nelle imprese (acquisto di impianti e attrezzature destinate all’innovazione, sviluppo di laboratori di ricerca, utilizzo di energie rinnovabili
• Durata del periodo di rimborso: otto anni


Il fondo è rotativo e all’atto del recupero dei rimborsi le risorse sono reimmesse sul mercato

 

Giustizia

Manovra:
il Tribunale comunica via mail. Per le cancellerie previsto l'obbligo di utilizzare la posta elettronica o il fax per raggiungere le parti. Sanzioni al contumace nella conciliazione. Rinvio a fine ottobre per l'obbligo di comunicazioni da parte dei capi degli uffici dei programmi di smaltimento dell'arretrato. Per il contributo unificato viene stabilito che nei procedimenti tributari l'importo dovuto per le controversie di valore non determinato è pari a €120 (Il Sole 24 Ore). Leggi l'articolo completo


Ristrutturazioni

Seat:
ipotesi aumento da 300€mln. Pagine Gialle punta alla conversione del bond Lighthouse per 1€mld, con una richiesta del 12,5% di interesse annuo. L'operazione, che rientra nella più ampia ristrutturazione del debito da 2,7€mld della società, sarebbe il tassello da sistemare per procedere a stabilizzare nel lungo periodo la struttura finanziaria della società. Ieri il board ha esaminato la proposta dei bondholder, ma senza prendere decisioni. Si punta a chiudere a ottobre (Il Sole 24 Ore). 

Energia: spunta una soluzione alternativa per il riassetto di Edison dopo il rinvio al 30/10 del patto tra Delmi e Edf. La soluzione ruoterebbe sull'attribuzione di Edipower, uno dei maggiori produttori di energia, in particolare ad A2a, con la benevolenza dei fracesi. Lo schema prevede tre passaggi: il trasferimento di Edison sotto il controllo di Edf, Edipower quindi passerebbe prima a Delmi e poi ad A2a (Il Messaggero).

Lucchini: ancora incertezze sul futuro della Lucchini. Formalmente riaperta in queste ore la trattativa con le banche, chiusa a metà luglio. L'accordo siglato a Roma, che prevedeva nuova liquidità per 126€mln, non è stato applicato per lo stop allo spin off di Ascometal. L'autofinanziamento non potrà durare a lungo e rischia di mettere in seria difficoltà le circa 150 imprese dell'indotto collegate al polo siderurgico di Piombino, già oggi costrette ad incassare le loro fatture anche a 6 mesi (Il Sole 24 Ore).


Fisco

Debito pubblico:
il saldo complessivo delle manovre di luglio e agosto sale da 55 a 59€mld. La manovra correttiva prevede un pareggio del primo saldo, l'indebitamento, entro la fine del 2013, con una riduzione del disavanzo dell'1,4% nel 2012 e di oltre 2,5 punti percentuali nell'anno successivo (Il Sole 24 Ore).

Distribuzione regionale Iva: l'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva dal 20 al 21% vale attorno ai 4€mld. Per quanto attiene alla distribuzione regionale, sarà la Lombardia a pagare il conto più salato. Segue a distanza il Lazio che assicura il 15% degli introiti complessivi e dovrebbe portare all'Erario poco meno di 600€mln. Per il Veneto impatto da 400€mln. Prima regione del Sud la Campania, al 7° posto, potrebbe garantire un gettito aggiuntivo di 207€mln, il 5% del totale (Il Sole 24 Ore).

Liste selettive contribuenti: in banca controlli diffusi. Estese le indagini sui contribuenti. Gli emendamenti alla Manovra di Ferragosto - se saranno accolti nel maxi-emendamento su cui il Governo chiede la fiducia - introducono una deroga ai meccanismi di utilizzo dei dati bancari e finanziari fissati dall'art. 7, comma 11 del Dpr 605/73. L'Agenzia delle Entrate potrà avvalersi dei dati e delle informazioni contenute nell'Archivio dell'Anagrafe tributaria, comunicate dagli intermediari, per elaborare liste selettive di controllo (Il Sole 24 Ore).

Reati tributari: con il maxi-emendamento alla Manovra possibile un'attenuazione delle regole sulla carcerazione. In vista la sospensione condizionale della pena sopra i 3€mln solo se per un'evasione superiore al 30% del fatturato. Le nuove soglie di punibilità andrebbero soprattutto a vantaggio delle grandi imprese e per l'applicazione delle misure più restrittive va prestata attenzione ai diversi momenti dell'illecito (Il Sole 24 Ore).


Banche

Fabbisogno di capitale:
 aumenti per 1300€mld. E' la stima al 2015 dell'Institute of International Finance, l'associazione che raggruppa oltre 400 big del settore. L'istituto, sulla base delle nuove regole di finanza, prevede un rallentamento della crescita mondiale. Intanto, il segretario del Comitato di Basilea ha smentito indiscrezioni raccolte dal Financial Times, in base alle quali le nuove regole per le banche, che fanno parte di Basilea 3, potrebbero essere ammorbidite (Il Sole 24 Ore).

Intesa Sanpaolo: Intesa Sanpaolo rafforza il supporto alla Sace, gruppo statale specializzato nella crescita di oltre 20mila imprese italiane in più di 180 paesi del mondo. Via libera al primo step del riassetto nell'Italia centrale. Sale da 1 a 3€mld il plafond dei crediti di firma al gruppo per l'export, un aumento che serve per controgarantire il credito assicurato da Sace a favore delle imprese che esportano (Il Messaggero).

Bpm: previsto per oggi un summit fra i vertici della Banca Popolare di Milano ed il vicedirettore di Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola sulla della ricapitalizzazione dell'istituto. L’operazione potrebbe slittare di qualche settimana in attesa di una stabilizzazione dello scenario ed anche l’importo dell’aumento potrebbe scendere da 1,2€mld a 900€mln (MF).

Banca Carige: il presidente della Fondazione Carige, Flavio Repetto, annuncia la conversione del bond nel 2015, chiarendo la strategia dell'Ente dopo il nulla di fatto del progetto di alleanza bancaria fra il Nord Ovest e la Capitale. Si tratta di un passo che permetterebbe alla Fondazione di avere circa il 48% del capitale della banca, quota di sicurezza per garantire l’indipendenza dell’istituto (Il Sole 24 Ore).


Mercati finanziari

Rating: la Cina e il blocco delle agenzie c.d. Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) sfidano le 3big del rating Usa S&P, Moody's e Fitch che insieme controllano il 95% di un mercato da 4,45$mld l'anno. L'agenzia di Pechino Dagong Global Credit Ratings intende costruire un network internazionale che coinvolga anche l'Europa. Il progetto è sostenuto dall'ex primo ministro italiano Romano Prodi (Il Sole 24 Ore).


Scenario immobiliare

Ricerca di immobili in vendita o in affitto: quasi 1 milione di italiani che utilizzano il web per comprare casa non visita i portali specializzati, ma si affida a Facebook. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Immobiliare.it, leader del settore, che ha lanciato un servizio che permette di visualizzare gli annunci di compravendita direttamente su Facebook (Il Sole 24 Ore).

 


 

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