Crisi da Sovraindebitamento L.n.3/2012

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Mercato del Credito

Prestiti: stretta delle banche sui prestiti alle famiglie. Stando ai dati di PrestitiOnline, nei primi 8 mesi del 2011 il 13,1% delle richieste di prestiti personali era riferita a finanziamenti per ristrutturare debiti preesistenti, ma l'ok arriva solo una volta su 20. In crescita i casi di mutui sulla casa per avere liquidità (La Repubblica). Leggi l'articolo completo

Accesso al credito: linee di credito dedicate alle piccole e medie imprese per sostenere la ripresa dell'economia. E' quanto previsto nell'accordo tra UniCredit e Consorzio Fidi del Fermano firmato nell'ambito del progetto nazionale "Ripresa Italia". L'accordo - ha osservato Marzio Gigli, responsabile UniCredit - si pone nel segno dell'attenzione alle esigenze creditizie delle pmi (Il Resto del Carlino, ed. Ascoli).


Fallimenti e Ristrutturazioni

Settore costruzioni: le grandi imprese reggono all'impatto della crisi. Tra i big del settore delle costruzioni solo 3 sono in concordato preventivo e il fallimento è lontano. Il giro d'affari fuori Italia è salito al 37% per i primi 50 costruttori per redditività operativa (Edilizia e Territorio, Il Sole 24 Ore).

Riassetto Edison: la "soluzione Tabacci" per Edison arriva oggi sul tavolo di A2A. E con ogni probabilità di gestione della utility lombarda, capofila della compagine italiana e playmaker della trattativa con i francesi di Edf sulla separazione dalla compagnia energetica, sposerà il piano di marzo, ossia l'originaria bozza di accordo tra italiani e Edf bocciata dal Governo in prima istanza (Il Sole 24 Ore).


Banche

Bpm: oggi CdA decisivo sulla governance e sull'aumento da 900€mln. Secondo le indicazioni di Banca d'Italia, la Popolare di Milano dovrà varare il nuovo statuto con l'introduzione del sistema duale dove il consiglio di gestione (cdg) sia autonomo da quello di sorveglianza (cds), affrancandolo dall'influenza dell'Associazione Amici della Bpm, l'organismo che raccoglie le sigle sindacali. Altrimenti la banca sarà commissariata (Testate varie).

Class action: la Corte d'appello di Torino ritiene ammissibile l'azione collettiva contro Intesa Sanpaolo ribaltando la sentenza di 1° grado dell'aprile 2011. La pronuncia è la prima di ammissibilità nei confronti di un istituto di credito: contestata la legittimità della commissione sullo scoperto di conto corrente (Il Sole 24 Ore).


Fisco

Condono Iva: al via una class action da 2€mln per chiedere il rimborso del condono Iva 2002. La cordata è formata da 9 imprese che hanno usufruito del condono nel 2002 e che con l'ultima Manovra del Governo hanno visto cambiate le carte dei tempi degli accertamenti. L'obiettivo è di recuperare quanto versato aderendo alla sanatoria del 2002 (Italia Oggi).

Risarcimenti ipoteche: l'amministrazione non deve risarcire il contribuente per l'illegittima iscrizione a ruolo dell'imposta e per l'ipoteca chiesta a garanzia. Infatti, la responsabilità del fisco sussiste solo nel caso di violazione delle regole di imparzialità e correttezza. Lo ha stabilito la Corte di cassazione con la sentenza n. 19458 del 23/09/2011 (Italia Oggi).


Dall'estero

Dexia: l'istituto di credito franco-belga potrebbe aumentare il programma di cessioni di asset di 20€mld. E' quanto riporta il quotidiano francese Les Echos, spiegando che Dexia, che ha già effettuato dismissioni per 80€mld di prestiti tossici dopo la crisi del 2008-2009, ha bisogno di portare tale cifra a quota 100€mld, vendendo soprattutto crediti in sofferenza (Finanza & Mercati).  


Rating

S&P - Enti locali:
dopo lo Stato e le banche, Standard & Poor's declassa il rating di 11 enti locali italiani. Tra questi le città di Milano, Bologna, Genova e la provincia di Roma. Declassata anche la regione Marche. In tutti i casi la valutazione è passata da A+ ad A con outlook negativo. Si salva in parte la città di Torino, il cui rating sul debito a lungo termine viene confermato, ma l'outlook passa da stabile a negativo (Il Messaggero).

Sec - S&P: la Consob americana apre un fascicolo sul rating AAA di un'emissione Cdo del 2007 e rimette in discussione l'operato dell'agenzia di rating Standard & Poor's, riguardo ai giudizi relativi ai titoli collegati al mercato immobiliare. Si prospettano azioni legali (Testate varie).


Scenario immobiliare

Rendite catastali: al vaglio del Governo un piano per la rivalutazione delle rendite catastali. L'aumento della percentuale di rivalutazione dal 5% al 10% vale circa 500€mln di Ici all'anno, che diventano 1,9€mld se si sale al 25%. Non tramonta l'ipotesi di anticipare l'arrivo dell'Imu (Il Sole 24 Ore).


Si "parla" di UniCredit



Credit crunch: se la congiuntura economica non cambia, se non cambiano gli attuali livelli di spread, "avremo rischi di credit crunch molto forti". A dichiararlo è Gabriele Piccini, country manager Italia di UniCredit (Il Piccolo).

 

 

 

Crisi, Trichet: l’Italia? Con la crescita può farcela

 

La crescita subito dopo il rigore finanziario. Queste devono essere le priorità dell’Italia secondo Jean-Claude Trichet, presidente uscente della Bce. In un’intervista pubblicata stamane dal Corsera, Trichet esorta ad “ogni azione diretta ad attuare riforme strutturali in grado di stimolare di più la crescita e aumentarne il potenziale. Perché il potenziale dell'Italia è immenso. Mentre la crescita non è in linea con le capacità complessive del Paese”. Il presidente della Banca centrale europea, inoltre, esorta la Grecia ad adeguarsi e i governi europei a rispettare gli impegni presi ed essere credibili, perché la crisi rientra anche nelle loro responsabilità. Gli europei, per il numero uno della banca centrale, dovrebbero invece “unificarsi” per affrontare tutti assieme questi “tempi così difficili”.

“Non abbiamo bisogno di lezioni pubbliche”. “Siamo al quarto anno di una crisi globale molto difficile, il cui epicentro si trova in Europa. Per questo la Bce esorta le autorità europee ad essere all'altezza delle sfide attuali molto impegnative. E di indicare la via da seguire. Poi ho detto ai colleghi banchieri centrali del mondo che avevamo bisogno del loro sostegno per le questioni europee. Ma non abbiamo bisogno di lezioni pubbliche”. Chiaro il riferimento alle critiche verso l’Ue sollevatesi al G20 di Washington e rincarate dai vertici Usa i giorni successivi. “Per quanto riguarda l'Europa è necessaria l'attuazione completa e urgente delle decisioni sottoscritte dai 17 Paesi dell'euro il 21 di luglio scorso. In secondo luogo il Comitato europeo per il rischio sistemico Cers) ha invitato a coordinare gli sforzi per rafforzare il capitale delle banche. Inoltre, le autorità devono essere pronte a fronteggiare nuove sfide che possono emergere in ogni momento, mantenendo alta la guardia”.


M.N.

 

 

 

Crisi: pressing Usa sull’Europa

L'Europa "sta affrontando la crisi di debito, ma non sta agendo abbastanza in fretta". Ad affermarlo il presidente americano Barack Obama durante il dibattito sul lavoro organizzato da LinkedIn, il social network orientato al mondo dell'occupazione. "La crisi di debito in Europa sta spaventando il mondo intero", ha aggiunto Obama intervenendo al tavolo allestito presso il quartier generale della società nella Silicon Valley.


Il pressing sull’Europa. Anche il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ha ribadito che l'Europa deve procedere più in fretta possibile verso la risoluzione della crisi del debito. "Si stanno muovendo e stanno cercando di dimostrare maggiore impegno nella soluzione della crisi", ma devono accelerare gli sforzi, ha detto Geithner durante la visita di uno stabilimento del corriere internazionale Ups. Gli Usa si sono uniti al coro di Paesi che chiedono un aumento dell'effettiva dimensione del fondo di emergenza da 440 miliardi di euro.


Banche Usa a corto di fondi. Le banche di investimento americane potrebbero trovarsi a corto di fondi per finanziare acquisizioni e altre operazioni. Come descritto dal Financial Times, gli istituti si sono trovati costretti a fare concessioni a tutta una serie di investitori affinché si accollassero prestiti collegati a attività di fusione e acquisizione. "C'è chiaramente minore capacità di acquisto sul mercato dei prestiti, ma Wall Street preferirà vendere a un prezzo che provoca perdite limitate piuttosto che trovarsi a mal partito", ha detto Robert Schleusner di Bank of America Merrill Lynch, sottolineando che "i bilanci tengono conto quantità di rischio gestibili, che vengono spostate in modo metodico".

M.N.

 

 

 

 

Pronti a investire un miliardo in Italia

Ikea vuole investire di più in Italia, burocrazia permettendo: «Siamo pazienti e impazienti allo stesso tempo», spiega il Ceo del colosso svedese, Mikael Ohlsson, 52 anni, in questa intervista esclusiva al Sole 24 Ore. Pazienti perché, nonostante sia una multinazionale, il fatto di appartenere al fondatore Ingvar Kamprad e non essere quotata in Borsa, permettono al gruppo di avere una visione prospettica di lungo termine, senza l'ansia da trimestrale. Impazienti perché, come è accaduto per gli investimenti programmati a Pisa e Torino, oggetto di polemiche nei mesi scorsi, il tempo per poter avviare un'attività economica non può diventare una variabile infinita.

Signor Ohlsson, quanto è importante il mercato italiano per Ikea?

 

È assolutamente uno dei più importanti a livello mondiale. Per quanto riguarda le vendite è al quarto posto, per gli acquisti addirittura al terzo. Dopo Cina e Polonia, l'Italia è il nostro terzo fornitore, con una quota dell'8%. Su questo fronte pensiamo ci siano grandi margini di crescita, vogliamo acquistare sempre più mobili e accessori dalle aziende italiane.

Di quanto, e come, intendete aumentare gli acquisti dall'Italia?

Non abbiamo un target prefissato, ma l'esperienza di questi anni con le vostre aziende è stata estremamente positiva. L'anno scorso le forniture dall'Italia sono cresciute del 17%, e si tratta per l'80% di acquisto di mobili. Credo che potremo mantenere almeno questi ritmi di crescita a doppia cifra per i prossimi anni, se la competitività della rete di fornitori resterà elevata. Quanto alle modalità di collaborazione, siamo interessati ad aziende che condividano il nostro percorso di crescita e i nostri valori: innovazione di prodotto e di processo, sperimentazione sui nuovi materiali, sulle nuove tecnologie, affidabilità, partnership di lungo termine e sostenibilità.

I vostri fornitori italiani si sono finora mostrati all'altezza delle vostre richieste?

Assolutamente. La flessibilità delle vostre imprese e la loro organizzazione in distretti rappresentano un vantaggio competitivo enorme. Lavorare con noi non significa soltanto lavorare per offrire semplicemente un prodotto a basso costo, ma offrire un prodotto a basso costo alla miglior qualità possibile. Per fare questo è importante la nostra filosofia di fondo, basata sull'eliminazione di ogni possibile spreco. Un esempio: i nostri prodotti viaggiano ormai su pallet di cartone, che sono più sottili e leggeri. Significa che trasportiamo meno aria e che di conseguenza i nostri costi di trasporto si riducono. Le aziende italiane lavorano bene, in molti aspetti. Di recente, tanto per fare un altro esempio, abbiamo spostato in Italia due tipologie di beni che prima facevamo produrre in Malaysia e Cina: rispettivamente giocattoli e accessori di metallo per cucine.

 

 

 

L'Insee conferma: crescita zero nulla nel II trimestre

L'economia francese ha mostrato una crescita nulla nel secondo trimestre, dopo un primo trimestre più dinamico (+0,9%). Il dato diffuso dall'Ufficio nazionale di statistica, qualche ora prima della presentazione del budget 2012 da parte del governo, conferma la lettura preliminare del 12 agosto scorso.La spesa per consumi, che rappresenta oltre il 50% del Pil. ha subito una contrazione dello 0,7% e gli investimenti sono rallentati a +0,6% da +1,2%, rispetto al primo trimestre. L'Insee ha ritoccato invece al rialzo il dato tendenziale del Pil che mostra una crescita dell'1,7% (+1,6% preliminare).

 

 

 

Chi eclisserà l’America?

WASHINGTON, DC – Secondo Voltaire l’Impero Romano è crollato perché tutto crolla. È difficile controbattere questa asserzione generale sul declino: nulla dura per sempre. Ma bisogna andare oltre. Se ad esempio pensiamo all’egemonia dell’America nel mondo odierno, sarebbe interessante sapere quando avrà fine e se gli Stati Uniti potranno fare qualcosa per posticipare l’inevitabile.



Sono passati centinaia di anni tra il momento in cui gli esperti avevano perso la speranza nell’Impero Romano e il suo crollo definitivo. L’America potrebbe percorrere una strada simile?

Come solida base di discussione per questo problema, il nuovo libro di Arvind Subramanian, , fornisce un notevole contributo. (Io e Subramanian siamo colleghi presso il Peterson Institute for International Economics e abbiamo lavorato insieme su altre tematiche).

Nello specifico, Subramanian crea un indice di dominio economico che dovrebbe essere posto al centro del dibattito ovunque si parli di cambiamenti nella leadership economica mondiale. Non serve conoscere alcuna dottrina economica per essere affascinati da questo libro, perché si occupa semplicemente di potere.


I fatti di base sono inconfutabili. Il Regno Unito è stata la potenza economica mondiale dall’ascesa dell’industrializzazione all’inizio del diciannovesimo secolo. Ma ha perso la propria supremazia ed è stato gradualmente eclissato dagli Stati Uniti, che detengono, almeno dal 1945, l’indiscussa leadership tra le economie di mercato.


Gli Usa hanno surclassato il Regno Unito in termini di produzione industriale già alla fine del diciannovesimo secolo, ma questo non è bastato a far pendere la bilancia a proprio favore. Il predominio economico si è spostato solo quando il Regno Unito ha registrato ampi deficit delle partite correnti durante la Prima e la Seconda guerra mondiale – il Paese dovette indebitarsi pesantemente per finanziare gli sforzi bellici, e le importazioni evidenziarono un forte incremento rispetto alle esportazioni. Gran parte delle riserve auree mondiali finirono nelle mani degli Usa.


Tale situazione ha contribuito a indebolire il ruolo della sterlina britannica a livello internazionale e ha catapultato in prima linea il dollaro americano – soprattutto dopo la conferenza di Bretton Woods del 1944, in cui fu accordato che i Paesi mantenessero le proprie riserve sia in dollari che in oro.


Più recentemente è toccato all’America incorrere in ingenti deficit delle partite correnti, acquistando dal resto del mondo più di quanto guadagnassero all’estero dalla vendita di beni e servizi. Su questo terreno gli Usa sembrano destinati a ripetere l’errore degli inglesi.

Allo stesso tempo, è aumentato il reddito pro capite delle economie emergenti, e di conseguenza il loro ruolo internazionale. In particolare, la Cina ha seguito una strategia nell’ultimo decennio, che prevede ampi surplus delle partite correnti e ingenti riserve estere (ora superiori a 3mila miliardi di dollari). La tesi più provocatoria di Subramanian è che la Cina abbia già sorpassato gli Usa in termini di predominio economico, ma che non vogliamo ancora accettare questa nuova realtà.


La storia è affascinante e ben raccontata, ma ci sono ancora numerosi punti che vale la pena discutere. Ad esempio, il Regno Unito è crollato perché non è stato possibile frenare gli Usa o per problemi interni all’Impero britannico?


Qualche anno fa si guardava al Giappone come al Paese che aveva superato gli Usa. Anche l’Europa presumibilmente gareggiava per il dominio economico mondiale. Ora affermazioni di questo tipo sembrerebbero assurde. In entrambi i casi, il sistema del credito è andato fuori controllo, considerati gli eccessivi prestiti concessi al settore privato negli anni Ottanta in Giappone, e l’eccessivo indebitamento pubblico dell’Eurozona durante gli anni 2000.


Inoltre, non è chiaro se il percorso di sviluppo intrapreso dalla Cina sarà vincente. Gli investimenti fissi in Cina sfiorano il 50% del Pil – un record assoluto a livello mondiale. Il credito alle aziende pubbliche e alle famiglie continua a crescere rapidamente. Non assomiglia allo scenario che ha fatto deragliare la crescita giapponese?


In merito alla questione cruciale di poter emettere una moneta di riserva per investitori e governi, Subramanian ha ragione nell’affermare che la Cina gode di numerosi prerequisiti. Ma il Dragone non offre alcuni elementi fondamentali, tra cui diritti di proprietà non ancora corrispondenti a una piena proprietà. Se la vostra preoccupazione è quella di portare fuori da un Paese i vostri soldi quando le cose si mettono male, la Cina non è il luogo ideale per riporre le vostre riserve.

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