Crisi da Sovraindebitamento L.n.3/2012

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Il sistema finanziario resta solido

 

 

La tempesta sui mercati finanziari c'è e non a caso richiede un'analisi costante, che viene esercitata con continuità ai massimi livelli istituzionali. Ma il sistema bancario e finanziario italiano era ed è solido, mentre pesano in questo momento tensioni che hanno un'origine internazionale.
È questa, in estrema sintesi, la diagnosi fornita dal Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria che si è riunito ieri pomeriggio.

Dopo che per la seconda volta in cinque giorni il Governatore della Banca d'Italia e presidente designato della Bce, Mario Draghi, è stato chiamato a consulto al Quirinale dal presidente della Repubblica, ieri anche la task force per il monitoraggio della crisi finanziaria internazionale, voluta subito dopo la crisi dei subprime da Tommaso Padoa-Schioppa e che è oggi presieduta dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, è stata convocata per esaminare, come spiega il comunicato diffuso da via XX settembre, «gli sviluppi più recenti delle tensioni sui mercati del debito sovrano e i riflessi sul settore finanziario e sull'economia«.

La riunione del Comitato per la stabilità finanziaria è durata un paio d'ore e si è conclusa poco prima delle 19 quando il ministro dell'Economia Tremonti si è sentito al telefono con il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, come ha confermato il portavoce Ue, Chantal Hugues. Alla discussione hanno partecipato il direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni, il presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, e, in collegamento telefonico perché si trovava all'estero, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli.

Al centro della riunione, com'è ovvio, la dinamica dei mercati finanziari e lo stato di salute delle banche italiane, al termine di un'altra seduta di perdite massicce in Borsa, dopo che nel corso della giornata di ieri il rendimento del Btp italiano ha raggiunto il rendimento record del 6,13 %, a fronte di un analogo record di ribasso dei rendimenti sui bund fino al 2,39%, per la prima volta in vent'anni al di sotto del tasso d'inflazione tedesco(i prezzi al consumo si sono attestati al 2,40 per cento in Germania lo scorso mese di luglio).

Le analisi fornite dalle autorità di di supervisione e vigilanza, recita il comunicato, hanno confermato che «nonostante l'azione di progressiva riduzione del deficit pubblico si riflettono sull'Italia tensioni derivanti da incertezze internazionali».
Quanto alle banche, l'esame svolto dai dirigenti della Banca d'Italia ha messo in evidenza che la capitalizzazione delle banche italiane è adeguata, che l'andamento dei ricavi delle aziende di credito è positivo. E che, soprattutto, i margini di liquidità disponibili sono ampi, mentre le banche italiane hanno anche un'abbondante dotazione di collaterale, tale da rendere il sistema creditizio italiano in grado di assorbire l'impatto anche di un prolungato deterioramento delle attuali condizioni macroeconomiche e di mercato. Un peggioramento che, come si sa, deriva in questo momento in particolare dal debito sovrano.

Insomma, le aziende di credito italiane hanno svolto un'azione tempestiva di rafforzamento patrimoniale e oggi dispongono di liquidità sufficiente, anche di fronte a una crisi che le penalizza fortemente in Borsa perché il nostro Paese, che ha il secondo debito pubblico dell'Eurozona (in rapporto al Pil) fa le spese dell'instabilità internazionale e dei rinnovati timori di una crescita insufficiente, tanto a livello globale quanto a livello interno. Non è certo il caso, comunque, di abbassare la guardia, fa capire il comunicato del Tesoro, che si conclude affermando: «Il comitato ha convenuto sull'opportunità di continuare a mantenere sotto costante osservazione la situazione».

 

 

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Commento da A.I.S.C. su 3 Agosto 2011 a 11:47

Un nuovo titolo di Stato destinato esclusivamente ai piccoli investitori italiani con rendimenti adeguati al rischio-Italia, depurati dai recenti eccessi, e con una tassazione agevolata per attrarre il risparmio.

Un BTp a 5 o 10 anni solo per i portafogli retail, emesso per un importo-pilota tra i 10 e i 20 miliardi di euro, con rendimenti tra il 4% e il 5%. È questa la proposta lanciata ieri dalla piazza finanziaria parigina da operatori di mercato (che hanno voluto conservare l'anonimato) che si sono voluti associare agli appelli di chi invita l'Italia in questi giorni ad adottare soluzioni immediate per «spezzare la spirale del debito» e «comprare tempo fino a quando l'Efsf potrà acquistare i titoli di Stato italiani sul mercato secondario».

 

L'Italia deve dimostrare agli investitori stranieri, che fino all'anno scorso detenevano il 52% del debito pubblico negoziabile ma che ora potrebbero essere scesi sotto il 40%, che la domanda interna c'è ed è solida e che i bond italiani possono essere collocati senza difficoltà sul mercato domestico. I risparmiatori italiani posseggono il 10% circa di BoT, BTp e CcT: questa quota dovrebbe essere rimpolpata anche con l'emissione di titoli innovativi fiscalmente agevolati per tranquillizzare gli investitori esteri che stanno perdendo fiducia sulla capacità del Tesoro italiano di raccogliere gli ammontari massimi in asta senza strapagare. È questa la proposta.

Gli scossoni di questi giorni, è la tesi, sono stati causati da vendite di taglio medio-piccolo provenienti da conti stranieri. Stanno disinvestendo lentamente dall'Italia investitori di lungo termine americani, asiatici e anche europei. Causa la scarsa liquidità e l'assenza di compratori importanti, queste vendite di dimensioni contenute provocano spostamenti di prezzo violenti portando alle stelle i rendimenti: gli stranieri che avevano deciso di tenere i BTp e vendere i bond greci, irlandesi, portoghesi e spagnoli ora sono preoccupati. L'aumento del costo del debito pubblico italiano di questi giorni, se dovesse prolungarsi in uno scenario di crescita economica bassa o nulla, innescherà l'abbassamento del rating italiano, metterà in pericolo la sostenibilità di un debito/Pil già vicino al 120%.

L'Italia insomma è caduta vittima della «spirale del debito». La curva dei rendimenti dei titoli di Stato è salita velocemente, con tassi dai 3 ai 10 anni che ieri partivano dal 5,14% fino al 6,14%. L'onere del servizio del debito è aumentato pericolosamente, riducendo la capacità dell'Italia a bassa crescita di rimborsare i debiti senza creare nuovo debito e accrescendo quindi le probabilità di declassamenti di rating. La sfiducia aumenta e gli stranieri vendono quote sempre più consistenti di BTp.

Vendite che fanno salire ulteriormente i rendimenti, in una spirale che si autoalimenta ma che può essere spezzata contrastando le vendite con la domanda. Le banche italiane, soggette a regole ferree di contenimento dei rischi di liquidità e volatilità e di credito dettate su scala europea e globale, hanno fatto molto ma da sole non possono assorbire completamente le vendite dall'estero. La Bce ha deciso di non comprare i titoli italiani sul secondario, forse perché finora non ha riscontrato un andamento anomalo tale da compromettere la stabilità e la liquidità del mercato monetario: come era avvenuto invece nel caso dei titoli di stato greci, portoghesi e irlandesi. Il veicolo Efsf non è ancora in grado di acquistare i BTp e i CcT sul secondario: potrà farlo a partire da settembre oppure ottobre o chissà quando.

Per evitare che in agosto la spirale del debito e del rating si avviti ancora di più, l'Italia può continuare la politica del rigore per raggiungere il pareggio di bilancio, può introdurre riforme strutturali per la crescita: ma questi sono obiettivi di medio-lungo periodo. Nell'immediato, Bruxelles e Roma, stando agli operatori, devono intervenire sul mercato e contrastare le v

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