L'Europa ci promuove: al via l'acquisto dei titoli di Stato italiani
Notte di passione per i leader del mondo. La posta in gioco è la stabilità dei mercati finanziari. Le mosse poco brillanti dei giorni scorsi, con l’America di Obama che ha traccheggiato prima di trovare un traballante accordo per l’innalzamento del tetto del debito e i problemi di bilancio di alcuni Paesi europei tra cui Italia e Spagna, hanno reso il mondo più povero, con gli indici delle maggiori piazze finanziarie in picchiata e le economie meno stabili. Ecco perché ieri, domenica, a mercati chiusi le riunioni tra i membri del G7 e i viceministri del G20 si sono protratte fino a tarda notte, prima della riapertura dei listini asiatici, in modo da mandare un segnale rassicurante ai mercati ed evitare il propagarsi del contagio alle Borse europee e in seguito a Wall Street. La buona notizia è che la Banca centrale europea ha di fatto deciso di dare il via all’acquisto di titoli di Stato di Italia e Spagna, approvandone i rispettivi annunci di riforme. La cattiva è che Francia e Germania hanno fissato le condizioni per salvare Roma e Madrid, ossia attuare subito le misure annunciate, realizzare in pieno l’accordo sulla Grecia, aumentare il fondo salva-Stati ma sotto il controllo Bce. Per il Wall Street Journal la decisione di acquistare titoli di Stato equivale ad accettare che gli Stati membri dell’area euro non possono o non vogliono rispondere efficacemente, lasciando la Bce come ultima risorsa. «La Banca europea per frenare il contagio- spiega ancora Wsj- dovrebbe acquistare una significativa quota di bond: circa 230-400 miliardi di euro». E forse anche di più. Secondo il New York Times l’intervento dovrebbe essere del doppio,dato che l’Italia emette titoli per 1.400 miliardi all’anno e la Spagna per 700. La conferma arriva in serata, quando la Bce promette: «Risponderemo in modo deciso sui mercati». Allo stesso tempo è fondamentale che tutti i governi siano pronti ad attivare il Fondo per la stabilità finanziaria europea. Su queste basi la Bce si attiverà per aumentare il suo programma di sicurezza per i mercati, concepito per assicurare la massima stabilità nell'area euro. Intanto in America sotto accusa sono finite le agenzie di rating, giudicate sempre più potenti e autrici di tagli impropri che destabilizzano i mercati. Dal canto suo S&P, quella che ha declassato gli Stati Uniti, ha provato a scusarsi: «Il taglio era ampiamente atteso e non ci attendiamo quindi nulla di sconvolgente dall’apertura dei mercati». Ieri però la Borsa di Tel Aviv, una delle poche aperte di domenica, ha perso ben il 7%. Un dato poco incoraggiante anche se, spiegano gli esperti, quello che conta è la ripresa economica, il suo vigore e il superamento dell’impasse politica. È per questo, rilevano dalle sale operative, che i mercati hanno operato una correzione così brutale degli indici con un passivo del 10% solamente nell’ultima settimana. Al vaglio ci sono anche misure di liquidità d’emergenza, possibilmente coordinate sull’asse Europa-Usa-Asia, per evitare una stretta del mercato monetario. I mercati si augurano un terzo round di allentamento monetario e guardano con attenzione alla prossima riunione del Fondo monetario Internazionale martedì a Jackson Hole, dove si terrà alla fine del mese anche il consueto incontro dei banchieri centrali e dove il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha annunciato lo scorso anno il piano da ulteriori 600 miliardi di dollari di acquisti di titoli di Stato americani. I problemi, insomma, ci sono però anche dall’altra parte dell’oceano. Sul fronte Usa anche il Giappone, che detiene molti titoli americani, è pronto a intervenire. Ovviamente anche l’Europa in crisi ha offerto appoggio: senza un’economia americana che cresce scendono anche le possibilità per il Vecchio continente di ridurre il debito e fare ripartire i consumi.
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