Napoli: avvocati e società di credito truffavano sia Asl che società consorziate
Una storia di malaffare che ha trovato terreno fertilissimo in Campania, a causa del dissesto finanziario che tormenta il settore della Sanità pubblica, è stata delineata e portata in giudizio dal pool mani pulite della Procura di Napoli a fine novembre, portando ad una serie di sequestri ai danni di ben sei avvocati e perquisizioni ai danni di ben quattro persone titolari di tre differenti società di factoring (acquisto e riscossione di crediti).
L’accusa è quella di truffa ai danni della Asl Napoli Uno per svariati milioni di euro, elaborando un vero e proprio sistema criminale, sfruttando la situazione di insolvenza della Regione Campania nei confronti di molte società del settore sanitario ridotte, quindi, sul lastrico per mancanza di liquidi.
La prima fase consisteva, appunto, nel vero e proprio strozzinaggio operato dalle società di factoring (tra le quali spiccano la Ipc Consulting, con sede a p.zza Amedeo, e la Factorsanitaria, con sede a Riviera di Chiaia): gli imprenditori, costretti a vendere il credito per mancanza di liquidità ed in situazione di vera e propria emergenza, venivano costretti a cedere i propri crediti, e quindi a far fronte alla mancanza di denaro, a patto di cedere l’intero ammontare degli interessi maturati sui crediti in questione alle società di factoring, attuando tassi da usura.
Solo la drammatica situazione finanziaria degli imprenditori costringeva questi ad accettare tali patti, facendo incassare cifre esorbitanti ai danni dei soggetti imprenditoriali con l’acqua alla gola.
Ma il modo in cui questa situazione veniva spremuta per ricavarne profitti sempre più ingenti non si limita, purtroppo, alla già deprecabile opera di strozzinaggio messa in atto dalle società sotto inchiesta, bensì continua a causa dell’intervento in questo sistema di ben sei avvocati: Claudia Palombo, Concetta Saetta e Maria Rosaria Manselli, Alessia e Annalisa Melchiorri, Nicola Zammiello.
Questa “cricca” era assoldata proprio dalle stesse società di factoring, affinché ottenessero decreti ingiuntivi (in seguito all’insolvenza della Asl Napoli Uno) da Tribunali esterni alla Campania, nonostante sia creditori che debitori fossero ubicati in territorio campano.
Tutto ciò è stato reso possibile a causa della mole di vertenze legali con la quale la Asl è stata appositamente subissata, creando una materiale impossibilità da parte della stessa a far fronte a tutti i decreti.
Quindi la situazione economica drammatica dell’ente ha gettato le basi anche per l’ulteriore fase dell’articolato piano criminale, costringendo l’Asl a pagare i propri debiti nei confronti dei terzi che mediante la cessione del credito (avvenuta a sua volta con modalità da usura) subentravano nell’affare, certificando un importo maggiorato, a volte anche certificando due pagamenti relativi allo stesso credito.
Ma come è possibile realizzare un tale profitto senza che la Asl battesse ciglio?
Come è risultato da alcune intercettazioni ambientali, c’erano alcune corsie privilegiate per i legali coinvolti nell’indagine, con dirigenti del settore sanitario alla Regione, il cui comportamento ha fatto sorgere non pochi dubbi, poi sfociati nell’inchiesta.
La Asl, infatti, dinanzi a decreti ingiuntivi spiccati da tribunali non competenti territorialmente, non ne eccepivano assolutamente l’incompetenza, spalancando le porte al pagamento in termini fin troppo rapidi.
E senza alcun controllo sulla natura dei crediti, visto che spesso le cifre erogate erano superiori o addirittura doppie rispetto all’effettivo debito.
Sarà, dunque, la Procura ad accertare i ruoli che l’inchiesta ha portato a galla, delineando i giusti profili di una situazione che ha prestato il fianco in modo troppo inerte all’affarismo di alcune “cricche”. Quanto c’è di doloso e quanto di colpa? E quanto è stato concesso dagli enti in seguito ad enormi e clamorose omissioni a favore di questi soggetti?
Confidando nell’operato del pm Graziella Ardomede, a cui è stato affidato il fascicolo, il caso in questione dimostra come anche in situazione di emergenza, la Sanità campana sia ancora una proficua fonte di profitto per numerose menti criminali.
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