Crisi da Sovraindebitamento L.n.3/2012

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Dalla trappola del debito a quella della crescita

Dalla trappola del debito a quella della crescita

 

Dalla trappola del debito alla trappola della crescita. I mercati sono in affanno perché temono di entrare in un vicolo cieco, un'epoca in cui gli Stati con economie avanzate, dopo essersi indebitati oltremisura sui bilanci pubblici e privati per un'infinità di motivi diversi, entrano ora in recessione anche o soprattutto a causa delle misure di austerity adottate per risanare i conti pubblici. La probabilità di default sui titoli degli Stati così intrappolati lievita, i rating vengono declassati e questo alimenta ulteriormente la sfiducia degli investitori che vendendo i bond governativi aumentando gli interessi sul debito, accrescendo ancora di più l'insostenibilità dei conti pubblici e l'eventualità del default sovrano.

 

 

La Grecia ha alzato per prima il velo sulla doppia trappola di debito e crescita. Creando un precedente che, causa il contagio, mette in pericolo la sopravvivenza dell'euro. Il caso greco è devastante, se replicato su grande scala: un aumento eccessivo di debito/Pil e deficit/Pil viene seguito da un piano di austerity lacrime e sangue che però, oltre a tagliare la spesa pubblica, frena la crescita, provoca la recessione e riduce il Pil peggiorando ancor più i conti pubblici.

 

Salgono gli interessi sul debito ma calano le entrate tributarie necessarie per pagare creditori e deficit in un avvitamento di creazione di debito per ripagare il debito che porta al default. Nel caso della Grecia, per rimettere in equilibrio il bilancio pubblico, il mercato prevede un haircut sul capitale dei creditori vicino al 50 per cento. Il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia da Europa e Fmi, abbinato a una perdita marginale ripartita tra i privati, rischia di portare il debito/Pil greco dal 150% al 140%, rinviando il problema solo di un anno. Il rischio di cadere in una trappola stile greco viene ora applicato al Portogallo.

 

Ma neanche Paesi come Francia e Gran Bretagna sono al sicuro perché, con conti pubblici non proprio stellari, stanno mandando in fibrillazione il mercato ogni qual volta un nuovo dato economico segnala un rallentamento del loro Pil, facendo traballare la “AAA”. La psicosi della doppia trappola ha contagiato da qualche settimana anche l'analisi del rischio-Italia e di sicuro influenzerà ora il modo il cui i mercati valuteranno la manovra nel suo complesso e le misure di sostegno alla crescita: gli investitori inizieranno da domani a domandarsi fino a che punto i tagli e l'aumento delle tasse per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 saranno restrittivi per la ripresa economica con il rischio di frenare una crescita già debolissima.

 

Pur se bene impostati, gli interventi per la crescita non potranno agire subito. Il gap tra il breve periodo legato al pareggio di bilancio e il medio periodo dei sostegni per il Pil potenziale dovrebbe essere colmato dagli acquisti dei titoli di Stato italiani sul mercato secondario da parte della Bce o dell'Efsf, o in via definitiva dall'euro-bond, che tengono il costo del debito artificialmente basso per tutti gli stati dell'eurozona a bassa crescita e con conti pubblici da risanare, in attesa che torni la fiducia e la domanda sui titoli di debito da parte degli investitori istituzionali di lungo termine. Non c'è trappola peggiore, infatti, di quella della profezia che si auto-realizza.

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