I tassi dei BTp, perché il mercato vende l'Italia
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È un'estate torrida quella del 2011 per i titoli di stato del nostro paese. I mercati continuano a vendere l'Italia e nulla sembra raffreddare le tensioni. Non il "piano Marshall" per la Grecia e l'euro varato dai vertici dell'eurozona. Non l'accordo tra democratici e repubblicani per alzare il tetto del debito pubblico americano. Lo spread tra i BTp e i solidi Bund tedeschi continua ad aggiornare il record toccando quota 386 punti base. Il rendimento per il decennale italiano ha raggiunto il 6,27%, non lontano dal fatidico 7%, la soglia che per Grecia, Portogallo e Irlanda ha portato al bailout.
La soglia di non ritorno del 7%
Gli analisti di Credit Suisse hanno messo a confronto l'andamento dei rendimenti di questi paesi nei 200 giorni che hanno preceduto il loro salvataggio. Nel caso di Atene i tassi hanno toccato per la prima volta la quota del 6% 95 giorni prima del piano da 110 miliardi di euro mentre il "punto di non ritorno" del 7% è stato raggiunto esattamente 65 giorni prima del salvataggio. Nel caso dell'Irlanda la soglia del 6% è stata toccata 145 giorni prima del salvataggio, mentre il balzo al 7% c'è stato a 32 giorni dal piano. Anche nel caso di Lisbona il rendimento al 6% è arrivato 145 giorni prima degli aiuti per poi toccare il punto di non ritorno del 7% 100 giorni dopo.
I casi di Irlanda e Portogallo dimostrano che il nostro paese ha ancora almeno 100 giorni di tempo per invertire la tendenza prima che la dinamica dei tassi diventi insostenibile. Occorre poi ricordare che la situazione dei conti pubblici dell'Italia non è lontanamente paragonabile a quella di questi paesi. Il nostro rapporto deficit/Pil è al 4,6%. Ben altri numeri rispetto al drammatico 32% dell'Irlanda, che ha dovuto far fronte a un gravoso salvataggio del sistema bancario. Per non parlare della Grecia (10,5%), del Portogallo (9,1%) e della stessa Spagna (9,2%).
Le incognite del piano salva-Grecia
Come mai allora i titoli italiani continuano a essere bersagliati dalle vendite? Le ragioni sono diverse. Innanzitutto ci sono una serie di incognite legate al cosiddetto piano Marshall per la Grecia. Ad esempio i tempi e i modi dell'approvazione dell'accordo da parte dei singoli parlamenti nazionali (non escludendo peraltro eventuali resistenze dei paesi più virtuosi del Nord Europa). Non è poi chiaro quale sarà lo spazio di manovra del fondo salva-stati nell'acquisto di titoli di stato sul mercato secondario. Gli analisti di Credit Suisse mettono poi in discussione che un intervento di questo tipo possa avere un'efficacia di lungo periodo nel raffreddare i rendimenti dei titoli di stato dei paesi periferici.
I titoli in scadenza
Il problema italiano è l'alto livello del debito, il più alto al mondo dopo quello di Giappone, Stati Uniti e Germania. La tensione sui mercati di questi giorni rischia di costare caro al Tesoro che non a caso ha deciso di annullare le aste di agosto. La motivazione ufficiale è «l'ampia disponibilità di cassa e le attuali ridotte esigenze di finanziamento». Questo può essere vero nel breve periodo ma non nel lungo. Nei prossimi mesi del 2011 andranno a maturazione 76 miliardi di titoli italiani stando alla banca dati Capital Iq di Standard & Poor's. In tutto il 2012 la cifra sale a 193 miliardi di euro.
L'instabilità politica
In questa situazione delicata la situazione di instabilità politica non aiuta. Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti è indebolito dalle inchieste giudiziarie sul suo braccio destro Marco Milanese. Le divergenze con il premier Berlusconi e le voci di possibili dimissioni non si arrestano. Il titolare del Tesoro deve incassare anche le critiche del Financial Times. Per questo c'è chi ritiene probabile addirittura che i tassi dei BtP superino addirittura quelli dei "bonos" spagnoli, che attualmente rendono appena 10-15 punti base in più. Lo scenario politico spagnolo, seppur ugualmente critico, è meno incerto dopo il recente annuncio di elezioni anticipate del premier Zapatero.