In Italia penalizzate la fasce
più deboli della popolazione
di Claudio Tucci
24 marzo 2010
In Europa, il fabbisogno di microcredito viene stimato, intorno, ai 6 miliardi (circa 700mila prestiti), mentre in Italia, a oggi, le erogazioni per esigenze di "finanza domestica" si fermano ad appena 50 milioni.
Un "gap" che penalizza, soprattutto, la fascia più povera (più di 7,5 milioni secondo gli ultimi dati Istat) e debole della popolazione, «come immigrati, ex detenuti, giovani disoccupati, che, invece, vanno aiutati, soprattutto in questo momento di crisi». A parlare è il presidente del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, Mario Baccini, che, a margine della presentazione, a Palazzo Chigi, del numero zero della rivista ufficiale dell'ente "Microcredito&Microfinanza", ha fatto il punto su iniziative e programmi, che «porteranno - ha detto - nel giro di pochi anni a disegnare la via italiana della microfinanza».
Baccini punta, soprattutto, sullo sviluppo di "fondi di garanzia", a capitale misto, pubblico e privato, collegati a banche, regioni ed enti locali. Un'operazione "a costo zero", con l'obiettivo, ha spiegato, non di finanziare i consumi («di assistenzialismo non se ne può più», ha aggiunto), ma di accompagnare le persone a capire l'importanza e la gestione attiva del denaro e gettar così le basi per futuri nuovi posto di lavoro. «Si pensi - ha detto - che solo sviluppando, per esempio, progetti di box per produrre gelato, si potrebbero creare oltre mille posti di lavoro».
Un altro importante tassello alla riuscita dell'operazione, ha ricordato, infine, Baccini, viene dal contributo delle regioni. Con Marche e Abruzzo - ha detto - abbiamo già in piedi diversi progetti, mentre con la Sicilia, stiamo cercando di sviluppare, in accordo con le banche, programmi di formazione per le piccole, medie imprese.
Da migliorare, tuttavia, sono alcuni aspetti amministrativi e fiscali, che rendono, ancora, alti i costi del microcredito. «Stiamo lavorando con Bankitalia - ha evidenziato Baccini - per studiare gli opportuni correttivi e anche per rendere più semplici e chiare le regole della microfinanza». Da parte nostra, abbiamo intanto creato la rivista ufficiale dell'ente (in italiano e inglese, tra poco anche in spagnolo), che, come sottolineto dal direttore responsabile Domenico Calabrò, «vuole svelare al comune cittadino tutto quello che c'è da sapere per un corretto e compatibile accesso al credito».
Non ci sarà nessuna competizione con il sistema bancario, ha detto Baccini. Il Comitato non erogherà direttamente fondi, ma sarà di supporto alle singole iniziative, anche con attività formative, come una sorta di Authority. «È un settore che conosciamo bene - ha detto - e le nostre best practice ci parlano di un rischio default (cioè, di non restituzione del capitale erogato, ndr) bassissimo, tra lo 0,5 e l'1 per cento». Peraltro, lo stesso finanziamento, inserito in questo circuito virtuoso, è in grado di dare rendimenti interessanti: «Ogni milione di euro investito (secondo le nostre stime, che saranno presentate, dopo Pasqua, nel rapporto annuale) può crescere fino a 5-6 volte».
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