Ubs è stata fortunata, il suo trader infedele ha perso "solo" 2 mld ma ne aveva scommessi almeno 10
Ubs è stata fortunata. Le cose a Kweku Adoboli, il trentunenne trader arrestato per aver eseguito operazioni non autorizzate, potevano andare molto peggio ed essere, forse, fatali per la banca svizzera.
Kweku ha bruciato due miliardi e trecento milioni di dollari - Ubs ha rivisto al rialzo conteggi che inizialmente indicavano perdite di due miliardi - ma ne aveva "scommessi" almeno dieci, secondo fonti interne alla banca rivelate dal Sunday Times, con operazioni illegali che risalivano anche a tre anni fa. Se tutto fosse andato nel peggiore dei modi il direttore del desk Delta One, ovvero di strumenti derivati applicati a Etf, avrebbe probabilmente affossato la banca intera. O quasi. Dieci miliardi di dollari avrebbero fatto di lui il più folle trader illegale della storia del banking, nulla al confronto del francese Jerome Kerviel.
Ad Adoboli e soprattutto a Ubs è andata, quindi, piuttosto bene: quando i supervisor hanno finito di chiudere il portafogli del giovane ghanese hanno fermato le calcolatrici a "meno 2 miliardi e trecento milioni", nonostante l'esposizione fosse stata fino a cinque volte superiore. Una corsa all'ingiù, poi recuperata. E' un'altra inquietante pennellata al quadro di assoluta follia che continua ad avvolgere le operazioni che le banche d'investimento nella City insistono nell'effettuare. Non solo Ubs, tutte le maggiori maison finanziarie, più o meno, agiscono, legalmente, così.
Secondo notizie non confermate, in queste ore, la banca avrebbe inviato lettere a i maggiori clienti invitandoli a non chiudere le proprie posizioni e ricordando che l'istituto resta uno dei meglio capitalizzati. Il tentativo – denunciato dal Sunday Telegraph – ricorda un'operazione analoga che Ubs fece nel 2008 quando all'apice della crisi furono ritirati più di 190 miliardi di dollari da parte di clienti terrorizzati dal quadro globale che andava emergendo nel settore del credito mondiale. Crescono intanto le voci sul possibile allontanamento di top manager. John Hughes responsabile del desk di Kweku Adoboli avrebbe già lasciato l'istituto, mossa prevedibile, quasi scontata.
Nel mirino degli azionisti c'è, ora, lo stesso ceo Oswald Gruebel, severamente criticato dal presidente onorario Nikolaus Senn molto scettico sull'affidabilità dei meccanismi di controllo interno. Lo stesso ceo è intervenuto nella querelle e in un'intervista a un giornale svizzero ha dichiarato di non volersi dimettere e ha aggiunto "sono responsabile di qualsiasi cosa accade nella banca, ma alla domanda se mi senta colpevole per quanto è accaduto rispondo senza esitazione di no".
Segno che Gruebel avverte la pressione, ma non intende cedere. Nel mirino c'è, però, il modus operandi della banca. E' sconcertante che Kweku Adoboli da solo abbia lavorato illegalmente su 10 miliardi di dollari, nell'arco di tre anni, senza mai suscitare il sospetto dei colleghi e dei superiori. Ubs ieri ha voluto dare alcune spiegazioni. In primo luogo controlli interni avevano sollevato dubbi che poi il trader ghanese ha confermato confessando; in secondo luogo le perdite sono maturate nell'ultimo trimestre nonostante la truffa continuasse da anni; infine la frode ha potuto rimanere nascosta, secondo Ubs, perché Kweku Adoboli faceva credere di essersi coperto con operazioni di hedging che, in realtà, pur apparendo nel sistema, non erano state eseguite. Precisazioni che non sollevano il risk management team della banca che resta al centro dell'inchiesta delle autorità di controllo svizzera e britannica.
Nei prossimi giorni si capirà se il ceo dovrà davvero lasciare, ma prima di allora altre teste della prima linea dell'istituto elvetico dovranno rassegnare le dimissioni. Molto dipenderà anche da quanto Kweku Adoboli dirà agli inquirenti. Per il momento il trader resta in carcere con imputazioni che valgono fino a dieci anni di carcere.
Devi essere membro di Associazione intermediari specialisti del credito (A.I.S.C.) per aggiungere commenti!
Partecipa a Associazione intermediari specialisti del credito (A.I.S.C.)