Crisi da Sovraindebitamento L.n.3/2012

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Banche all'attacco dell'antiusura

 

Salgono i tassi sui mutui. ma gli istituti si lamentano: troppo basse le soglie previste

L'Abi vede rischi di credit crunch. Imprese in allarme. Mieli (Bankitalia): attenzione ai pericoli legati alla moratoria per le pmi

 

Le banche vanno all'attacco sui tassi antiusura e vedono rischi per una nuova ondata di credit crunch. «È possibile che sia considerata usura la richiesta del 4% su mutui a tasso variabile o del 6,3% su mutui a tasso fisso», ha spiegato ieri Gianfranco Torriero, responsabile strategie e mercati finanziari dell'Abi, nel corso di un convegno Aletheia-Assolombarda.

Dal punto di vista delle banche il problema di non poter aumentare il livello dei tassi ai clienti arriva in una fase in cui invece il costo della raccolta è in crescita: «Basti pensare che molti Stati devono pagare già ora tassi più alti dei livelli soglia sull'usura», ha sottolineato Torriero. I margini sono compressi: da qui i rischi di credit crunch, oltre che per la redditività degli istituti. La pressione sui margini potrebbe crescere ancora in caso di rialzo dei tassi Bce. «Vediamo le condizioni per una possibile restrizione del credito», ha detto Torriero.

L'analisi Abi si è intrecciata ieri con gli ultimi dati Bankitalia sul credito, che hanno segnalato una ripresa dei prestiti ai privati (+4,8% su base annua a gennaio dal +3,6% di dicembre), ma un aumento dei tassi sui mutui (dal 3,18% al 3,36%). Si tratta di una brutta notizia per chi ha un mutuo sulla casa, ma non cambia la situazione delle banche. La legge sull'usura prevede che i tassi non superino di oltre il 50% il livello medio dei trimestri precedenti (da uno a tre trimestri, a seconda dei casi). Il problema dell'usura è legato al basso livello di partenza dei tassi e riguarda soprattutto i mutui, come ha confermato Elio Schettino, direttore fiscalità e finanza di Confindustria, anche se «è meno significativo nel caso di altre tipologie di prestiti. Bisogna correggere le imperfezioni senza fare rivoluzioni». Per cambiare la normativa è necessario un intervento del Tesoro, ma prima deve essere raggiunto il consenso tra gli operatori.

Tra Governo, Abi, Confindustria e Bankitalia è stato avviato un dialogo che ha portato al decreto milleproroghe (che risolleverà il patrimonio delle banche di 16 miliardi) e alla moratoria sui pagamenti delle pmi. Su tale sospensione dei debiti si è soffermato Stefano Mieli, direttore dell'area vigilanza di Banca d'Italia. Le banche non contabilizzano come sofferenze i crediti coinvolti nella moratoria (56 miliardi di euro finora), dunque «c'è un rischio latente da seguire con massima attenzione. La moratoria può ritardare l'emersione di situazione patologiche. Bisogna studiare modi per assistere le imprese al termine della sospensione», ha detto Mieli. «In generale, emergono ritardi nell'aggiornamento dei dati sui prestiti: spesso i bilanci fotografano un mondo che non c'è più. La crisi ha insegnato che le informazioni diventano obsolete in poco tempo». Il direttore di Bankitalia ha confermato l'approccio rigoroso dell'autorità di vigilanza su Basilea3: «Piaccia o no, questo schema deve essere rispettato per la stabilità del sistema. Soprattutto le grandi banche vivono in un mondo interconnesso: senza requisiti minimi avrebbero difficoltà a finanziarsi. Gli istituti italiani non hanno causato la crisi finanziaria, ma hanno subito la seconda tornata di effetti. Qualche fragilità c'è e va affrontata attraverso il rafforzamento dei patrimoni. Non ci sono molte alternative». Torriero ha suggerito misure per favorire il credito alle pmi e ha ricordato gli altri vincoli che limitano il raggio d'azione delle banche italiane, come «la legge Bersani, la Mifid e le regole sulla trasparenza». Banche e operatori restano convinti delle proprie opinioni, pur mantenendo la disponibilità al dialogo: «È stato aperto un tavolo di confronto su vigilanza e normativa. È ancora presto per risultati concreti, ma ci stiamo lavorando», ha spiegato Torriero. «Alcuni dicono che la vigilanza è asfissiante, ma noi vogliamo essere convinti che le scelte strategiche dei manager siano in linea con le norme», ha detto Mieli. E le imprese? «Siamo preoccupati per gli effetti di Basilea sul credito», ha detto Schettino. I dati Bankitalia pubblicati ieri non hanno ancora mostrato la tendenza temuta. Quanto ai costi, sono diminuiti i tassi alle imprese (dal 2,79% al 2,69%), mentre quelli sul credito al consumo sono saliti dall'8,33% all'8,78%. Stabili i tassi passivi sui depositi (0,70%): ancora una volta è la raccolta retail a dare ossigeno al costo del funding delle banche. 

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Tematiche concernenti l'accesso al credito, le difficoltà del rapporto con gli Istituti, la tutela del risparmio e del consumatore

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