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Crisi da Sovraindebitamento L.n.3/2012
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Una riforma dei mercati finanziari può aiutare a contrastare la crisi sociale
La crisi dei debiti sovrani è stata innescata da una pluralità di cause e dovrebbe indurre una profonda riflessione nello schieramento ecologista, l’unico a mio parere in grado per assenza di scorie ideologiche pregresse che segnano destra e sinistra, di porre con determinazione la questione della riforma dell’architettura finanziaria internazionale. Responsabile primaria quest’ultima del saccheggio del pianeta e della lacerazione istituzionale e sociale che si registra nel mondo. La sequenza è a grandi linee sintetizzabile nelle trasformazioni del sistema capitalistico che, coniugando mercato e tecnica, ha scatenato una potenza produttiva abnorme in un tempo breve passando dall’innovazione alla mercatizzazione, dall’industria alla finanza: insomma da Schumpeter a Michael Milken e Miltonn Fredmann. Questa mutazione si nutre della necessità di una crescita continua e robusta che avviene in una condizione di minacciata insostenibilità che sta intaccando equilibri ecologici garanti della vita sulla terra.
L’attribuzione alla moneta di un valore cui non corrisponde nessun bene reale segna pericolosamente il nostro tempo: dalla marxiana formula DMD1, denaro-merce–denaro si è passati a D-D1, denaro maggiore denaro. La crisi attuale è l’ultima in ordine di tempo considerato che nel 1987 ci fu il crollo delle borse mondiali USA, GB e Hong Kong. Nel 1997-98 le crisi in Asia Orientale, America Latina e Russia. Nel 2000-2003 ancora USA. Le cause oltre che nella liberalizzazione dei mercati dei capitali sono riconducibili ai dogmi del neoliberalismo, all’interscambio uomini dell’alta finanza a incarichi di governo e viceversa - l’ex consigliere di Obama Summers fu uno degli uomini chiave nella approvazione nel 1999 del Financial Services Modernization Act, la legge di deregolamentazione nel mercato dei capitali e che ha abolito la Glass- Steagall che impediva le attività speculative del sistema bancario, vietava la contrattazione dei derivati al di fuori delle Borse, limitava i processi di fusione e acquisizione tra banche e infine vietava la collocazione fuori bilancio di attività e passività. Rubin alto dirigente di Goldman Sachs ha diretto il Consiglio per l’Economa sotto Clinton ed è diventato poi ministro del Tesoro. Camdessus dalla Banca di Francia al Fondo Monetario. Lo stesso Draghi da Goldman Sachs a direttore generale del Tesoro. E ancora consulenti di Goldman Sachs sono stati Prodi e Monti. Tutto legale, ma palese difficoltà nel modificare una concezione dopo averla sponsorizzata -. Ancora: dalla penetrazione nel mondo universitario dei dogmi del liberalismo, alla finanza ombra e infine ai modelli matematici di gestione del rischio mutuati dalla fisica.
I dogmi del neoliberalismo sono che i mercati si autoregolano, i capitali affluiscono, dove il rendimento è massimo e infine che i rischi sonno calcolabili. Le ricorrenti crisi hanno smentito tali dogmi. La sponsorizzazione dei dogmi è avvenuta anche attraverso “serbatoi del pensiero” (think thank potentissimi come il Cato Institute, la Heritage Foundation, l’Adam Smith Institute e la Trilateral Commission). L’austriaco Summers ha acutamente denunciato l’egemonia culturale realizzata da parte del neoliberalismo. La gestione del rischio attraverso l’uso di modelli matematici mutuati dalla fisica tanto che si parla di Econofisica sfruttando le analogie tra l’equazione di diffusione del calore e l’equazione differenziale alle derivate parziali di Black e Scholes e utilizzate come prevalente modello di previsione del prezzo di mercato di qualsiasi tipologia di titoli compreso i derivati. Il fallimento di Long Term Capital Management, un fondo speculativo che applicando quel modello operava con una leva 25 a 1 fu tanto intenso che costrinse la Fed a intervenire perché temeva un crollo del sistema bancario internazionale e in questo fondo speculativo aveva investito anche l’Ufficio Italiano Cambi di Banca Italia. La crisi dei mutui subprime ha comportato inizialmente perdite per 400 miliardi di dollari negli Usa e dopo un anno in diversi Paesi del mondo la perdita è stata pari a 15mila miliardi! Il dogma del neoliberalismo afferma l’esigenza di uno sviluppo continuo del Pil di almeno tre punti percentuali anche per i Paesi sviluppati e che vuol dire aumento continuo dei consumi (equivale a produrre bisogni per mezzo di merci e comunicazione mediatica).
I soldi non ci sono? Li creiamo per esempio attraverso i derivati (titoli il cui valore dipende da un “altro” come un contratto su tassi d’interesse, o su certificati di assicurazione sul mancato pagamento di un debito da parte di un debitore o ancora su barili “virtuali” di petrolio o su granaglie) e la finanza ombra. Come? Gli accordi interbancari di Basilea 1 e 2 obbligano le banche europee ad avere in cassa 8 euro ogni 100 che ne prestano mentre invece quelle degli Usa 10 dollari. Questo vincolo limita i prestiti a massimo 12,5 volte la propria riserva obbligatoria o capitale di vigilanza (100 diviso otto fa 12,5). La banca “aggira” legalmente il vincolo attraverso la cosiddetta finanza ombra: usa i derivati (che non vengono registrati in bilancio) e veicola fuori bilancio attivi in società allo scopo create come le Structured Investment Vehicles. Queste società rivendono titoli ad altri intermediari finanziari che a loro volta li strutturano in altri pacchetti di complicatissimi (credit default swaps, hedge funds, collateralized debit obbligations) che vengono venduti ad investitori istituzionali. Le banche in tal modo “aggirano” i vincoli di Basilea erogando credito e creando quindi debito per un ammontare enormemente superiore ai vincoli di Basilea 1 e 2. Il denaro altro non è che una promessa di valore. Quando scoppia, però la debtonation com’è successo nel 2007 allora masse di creditori si rendono conto che molti debitori non hanno soldi per pagare i debiti e che la massa enorme di debitori impedisce, di fatto, a chi aveva venduto forme di assicurazione del credito di adempiere a quanto sottoscritto. Infine che nessuna banca è disponibile a prestare soldo agli enti che avevano sottoscritto contratti di garanzia. L’ammontare dei derivati finanziari trattati over the counter (OTC) erano nel 2007 pari a 683.000 miliardi di $ ovvero 12,5 volte il Pil mondiale. Negli Usa le banche potevano produrre un effetto leva di uno a 185 (avevano un miliardo e potevano concedere credito per 185) come si rileva dalla audizione di R. Mason esperto di tecnica bancaria, dinanzi al Comitato Economico riunito dal Congresso degli SU. L’UE sulla modifica dell’architettura finanziaria ha solo prodotto il Rapporto Larosierè e le decisioni del 22 e 23 marzo scorso ovvero il rafforzamento del patto di stabilità con obbligo di rispetto del rapporto debito/PIL non superiore al 60% e il Progetto Euro Plus.
I travagli dell’euro derivano dalla detenzione di titoli di debito sovrano e dall’eccessivo rischioso indebitamento contratto su derivati e titolo strutturati. La tecnocrazia europea ha proposto di risolvere i problemi di stabilità della moneta attraverso l’European Financial Stability Facility, la revisione della direttiva Solvency II, degli International Accounting Standards e l’applicazione di Basilea III mediante la direttiva Capital Requirements Directive. I prossimi mesi ci diranno se ci dovremo preparare a una nuova devastante crisi oppure siamo sul binario giusto. Nel 2007 gli attivi finanziari del mondo ammontavano a 5 volte il Pil del pianeta mentre le transazioni sui mercati finanziari globali erano pari a 75 volte il Pil mondiale. Sono stati impegnati per il salvataggio delle banche complessivi 20.000 miliardi di dollari! Sono aumentati i debiti pubblici e il sistema finanziario ora risorto attacca chi li ha salvati. Per concludere o si apportano radicali modifiche alla architettura finanziaria internazionale che si nutre dell’illusionismo liberista o non sarà possibile nessuna riconversione sostenibile della economia, della società e delle istituzioni democratiche.
Passare da un’economia della crescita a una dell’equilibrio considerato che un aumento indefinito della scala di produzione (alimentato dall’illusionismo monetario) è irrazionale perché inevitabilmente entra in conflitto con risorse e spazi finiti. Mercati e tecnica possono solo risolvere i problemi della composizione ma non possono creare risorse o contenere inquinamenti. Contenere la produzione e i consumi entro i limiti del ricambio e dell’assorbimento naturale ovvero massimizzare la qualità dei servizi resi dalla produzione. L’impronta ecologica del pianeta è oggi pare a 1,3 ovvero è come se consumassimo un terzo delle risorse in più che attingiamo a un altro pianeta. L’impronta dell’UE è 2,3 e quella degli SU 4. Parlare di mercato concorrenziale dove il prezzo della produzione coincide non con il costo marginale sociale, ma con il costo marginale privato è un pericoloso imbroglio. Riforma dei mercati finanziari e tassa pigouviana possono forse concorrere a frenare la pericolosa devastazione sociale e ambientale in atto nel mondo.
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